Una casa dell’Anno Mille. Archeologia Sperimentale alla Rocca di San Silvestro (Campiglia Marittima – LI)

Ai piedi della Rocca di San Silvestro, nell’omonimo Parco Archeominerario di Campiglia Marittima (Livorno), tra olivi secolari e silenziosi paesaggi di roccia calcarea, è nato nel 2010 un ambizioso progetto di Archeologia Sperimentale che si poneva come obiettivo la ricostruzione dei cicli produttivi legati all’universo dell’edilizia medievale.

Basterà guardare questo breve video per innamorarsi del progetto.

Il progetto è nato dalla collaborazione tra la Società Parchi Val di Cornia, l’Università degli Studi di Siena,  e di Alessandro Fichera, archeologo e presidente della società Coopera e studioso delle architetture di epoca medievale, e si inserisce a pieno titolo nella scia della ricerca scientifica e della valorizzazione del patrimonio storico-archeologico, principi fondanti che hanno guidato il pensiero e l’operato di Riccardo Francovich che ha inaugurato il Parco nel 1996.

Il percorso di sperimentazione si è strutturato, fin dalle prime battute, come una vera e propria “bottega medievale” aperta alle professionalità più eterogenee e nella quale si impara attraverso la pratica, ed ha coinvolto il muratore Dario Falco, detentore di antichi saperi legati all’universo del costruire, il fabbro storico Fabio Gonnella, il costruttore di camini Edo Galli e tanti altri specialisti e amici che hanno offerto il loro contributo, teorico o pratico, senza perdere mai di vista la correttezza scientifica e filologica dell’impostazione di base.

Le prime tappe della sperimentazione hanno portato alla ricostruzione di un manufatto rinvenuto durante gli scavi archeologici che il Dipartimento di Archeologia dell’Università di Siena ha svolto, tra il 2000 e il 2011, nel Castello di Donoratico (Castagneto Carducci – LI).

Si trattava di un miscelatore per la calce risalente al tardo IX secolo, composto da una vasca scavata nel terreno e foderata di malta nella quale, grazie a una serie di ingranaggi in legno, era possibile miscelare il grassello di calce con gli aggregati. La ricostruzione e la messa in funzione del miscelatore hanno mostrato il forte potenziale del manufatto, paragonabile a una vera e propria rivoluzione tecnologica, grazie al quale un procedimento lento e faticoso come l’impasto della calce era stato praticamente meccanizzato, con un incredibile risparmio di energia e di manodopera necessaria.

 

Un prodotto ulteriore di quel primo momento di riflessione e confronto tra archeologi, restauratori, muratori e architetti fu la produzione di una tavola di progetto che riproduceva esattamente il modello di una casa in pietra simile a quelle riportate alla luce dagli archeologi nel vicino castello.

 

 

Un ambiente a pianta rettangolare di dimensioni pari a 6 x 4 m, articolato su un unico piano, con copertura a falda unica e tetto in lastre di ardesia, dotata di una porta di ingresso e di una finestra.

A circa 1,5 m da terra è stato allestito il sistema di impalcature in legno che permettesse di lavorare agilmente e in sicurezza, grazie a una serie di parapetti in legno. Una volta ultimato il lavoro le impalcature sono state quasi totalmente smontate lasciando come traccia le classiche buche pontaie.

 

 

Parallelamente alla costruzione e in funzione delle necessità quotidiane di cantiere proseguivano le operazioni legate al ciclo di produzione della calce. Tale ciclo, analogamente ad ogni attività produttiva, contempla una serie di passaggi consequenziali tra loro, il primo dei quali consiste nello spegnimento della calce viva prodotta dalla fornace, e richiede abbondanti quantità di acqua e apposite vasche che possono essere scavate nel terreno o costruite, come la pasta del nostro cantiere.

 

 

Di fondamentale importanza, durante tutte le fasi di cantiere, la presenza del fabbro grazie al quale è stato possibile forgiare gli attrezzi in ferro come scalpelli, mazzuoli e chiodi per la costruzione delle impalcature o della porta, ma anche costruire strumenti e arredi come la carriola, le scale e le panche.

L’abitazione, completata nel mese di aprile del 2017, ha un allestimento molto semplice, in linea con quelli presenti nelle abitazioni medievali del vicino castello, essenziali per organizzare la vita domestica quotidiana.

 

 

Su un pavimento in terra battuta trovano posto un tavolo appoggiato su cavalletti, qualche panca e due nicchie nelle pareti, necessarie per riporre le suppellettili e gli attrezzi da lavoro.

 

 

Completa l’allestimento un focolare, indispensabile fonte di riscaldamento e per la preparazione dei cibi costruito, analogamente ad alcuni dei casi scavati, su un piano di mattoni e circondato da un cordolo in argilla, e posizionato in prossimità della finestra nell’angolo della stanza, in modo da sfruttare almeno parzialmente lo spigolo del muro come percorso naturale di salita del fumo.

 

 

Nell’ottica della divulgazione dei dati archeologici al vasto e variegato pubblico di un parco archeologico sono immediate ed evidenti le ricadute di carattere didattico e comunicativo che un cantiere come quello descritto può avere, per la semplicità e l’immediatezza con cui è possibile trasmettere ai visitatori, specializzati e non, concetti complessi legati all’arte del costruire, saperi tra l’altro a rischio di una silenziosa scomparsa.

Sono stati attivati e hanno riscosso un grande successo laboratori didattici destinati a scuole di ogni ordine e grado, a università e a specialisti del settore. L’esperienza del cantiere è stata raccontata in convegni, in riviste specializzate o a carattere divulgativo, ma soprattutto è stata condivisa con i visitatori, fossero essi turisti di passaggio o residenti, assicurando un coinvolgimento fortissimo ed emozionante.

Chi per la prima volta varca la porta di casa e trova il focolare acceso, o chi si trova a passeggiare all’ombra della Rocca di San Silvestro, tra cumuli di sabbia, blocchi di pietra in lavorazione, chiazze di malta, corde e scalpelli, sembra non voler andar via da questo cantiere “di mille anni fa”.

Competenze

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Postato il

4 Giugno 2018