La Basilica della Natività di Betlemme è uno dei simboli più importanti della cristianità.
Dal 2009 il monumento, recentemente inserito nelle liste Unesco come Patrimonio Mondiale dell’Umanità, è oggetto di una nuova stagione di studi e di restauri.
Sul luogo dove secondo la tradizione nacque Gesù fu costruito un primo edificio sacro nel IV secolo dall’imperatore Costantino e dalla madre Elena. Di questo primo edificio, andato completamente distrutto, restano solo alcuni mosaici e pezzi di mura. La Basilica che vediamo oggi fu ricostruita da Giustiniano nel VI secolo d. C. e da lì in poi ha subito trasformazioni ma non più distruzioni. La più importante integrazione è la cittadella fortificata che abbraccia la struttura della basilica, costruita dai Crociati alla fine dell’XI secolo.
Nel 2009 l’Autorità Nazionale Palestinese ha emanato un bando di gara per la realizzazione di uno studio sulla basilica in vista del necessario intervento di restauro del tetto della chiesa. Il bando è stato vinto dal team italiano coordinato dal Consorzio Ferrara Ricerche e vi hanno preso parte anche archeologi e specialisti dell’Università degli Studi di Siena, tra i quali Giuseppe Alessandro Fichera, Presidente di Coopera.
La ricerca ha riguardato lo studio generale del monumento con l’obiettivo finale di elaborare un preciso quadro conoscitivo del monumento e delle linee guida per i futuri restauri.
Nel 2013 ha avuto inizio il restauro del tetto della chiesa ad opera della Ditta Piacenti di Prato. Ancora una volta un’eccellenza italiana impegnata in uno dei cantieri più importanti e significativi della cristianità e non solo.
Gli archeologi di Coopera, dopo aver preso parte alla fase di studio della chiesa, sono stati coinvolti come supervisori dei lavori di restauro tutt’oggi ancora in corso.
La basilica costituisce oggi il cuore di un vasto complesso formatosi nel corso dei secoli, suddiviso tra le comunità francescane, ortodosse ed armene. L’ingresso avviene dalla piccola “porta dell’umiltà”, ciò che rimane di uno dei tre accessi originari al nartece monumentale, che introduce nella magia dello spazio interno.
Alla fine del 2014 uno scavo archeologico sulla terza del nartece ha avuto lo scopo di verificare lo stato di conservazione delle volte di copertura della stessa terrazza.
Nella nostra ormai lunga carriera di archeologi non c’è forse mai stata emozione più grande di scrivere su quella lavagna “Nativity church”…